Il diabete mellito è una condizione metabolica caratterizzata da iperglicemia cronica. Dal punto di vista cardiologico, è uno dei principali fattori di rischio per cardiopatia ischemica, ictus e scompenso cardiaco: la glicemia elevata accelera aterosclerosi e infiammazione vascolare, favorendo la formazione di placche e rigidità arteriosa.
Nei pazienti diabetici i sintomi cardiaci possono essere sfumati o atipici, per cui la prevenzione e il monitoraggio regolare sono fondamentali.
Il cardiologo integra la cura del diabete con la stima del rischio cardiovascolare globale e con esami mirati:
controllo di pressione arteriosa e profilo lipidico;
valutazione di sintomi lievi (affanno, ridotta tolleranza allo sforzo);
ECG, ecocardiogramma, test da sforzo/CPET o monitoraggi elettrocardiografici quando indicato;
definizione di target terapeutici (PA, LDL, peso) e strategie di protezione vascolare.
Un approccio multidisciplinare (diabetologo, nutrizionista, riabilitazione) riduce in modo significativo il rischio di eventi maggiori e migliora qualità e aspettativa di vita.
Glicemia sotto controllo e aderenza ai farmaci cardio-protettivi quando indicati.
Dieta equilibrata e attività fisica regolare personalizzata.
Stop al fumo e gestione di stress/sonno.
Follow-up cardiologico periodico anche in assenza di sintomi.
Se il mio diabete è “ben compensato”, devo comunque fare controlli cardiologici?
Sì: anche con glicemia ben controllata è utile un monitoraggio periodico dei fattori di rischio e, quando indicato, esami cardiologici di base.
Il dolore toracico nel diabetico è sempre evidente?
No: può essere assente o atipico. Per questo vanno valutati segnali indiretti (affanno, stanchezza allo sforzo, calo della performance).
Quali esami cardiologici sono più utili nel diabete?
Di base visita + ECG; secondo il profilo personale possono servire ecocardiogramma, test da sforzo/CPET, monitoraggi pressori o ECG prolungati.
Le statine e il controllo della pressione servono anche se il colesterolo non è altissimo?
Spesso sì: in presenza di diabete il rischio vascolare è maggiore e la terapia ipolipemizzante/antipertensiva può essere indicata per prevenzione.
Ogni quanto fare il follow-up cardiologico?
Generalmente annuale se stabile; più ravvicinato in caso di sintomi, fattori di rischio multipli o modifiche della terapia.
Il cuore del paziente diabetico merita un piano di prevenzione su misura.
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